NON
sono d’accordo!
Ma come Corcos arriva a questa
conclusione?
Partendo dalla
considerazione che l’Italia, negli ultimi 10 anni, ha ricevuto un flusso netto
di investimenti esteri pari all’1% del PIL, contro il 4% della Gran Bretagna,
il 3,2% della Spagna, il 2,7 della Francia, sottolinea il deficit di
competitività strutturale del nostro paese individuandone le cause principali
non solo nel ’nanismo’ aziendale e nel costo del lavoro, ma anche nel livello
elevato di illegalità, nell’inefficienza del Governo e nello scarso controllo
della corruzione.
Di conseguenza per rinvigorire il
flusso di investimenti esteri si deve agire sul miglioramento del Governo,
spostare il modello di specializzazione italiano su settori a più alto valore
aggiunto, ed in fine, aumentare la produttività del lavoro.
Tutti problemi di lungo periodo, cosa
questa che in Italia NON siamo abituati a fare, come è evidenziato chiaramente
dalla carenza di investimento sulla risorsa più preziosa per una Nazione: il capitale umano.
Ora l’analisi, largamente
condivisibile, sembra trovare la sua soluzione nell’innalzamento del livello
della formazione in Italia.
Pur essendo
totalmente d’accordo sullo scarso livello qualitativo del sistema formativo
italiano e quindi l’opportunità di un suo innalzamento, tuttavia ritengo, come già
esplicitato chiaramente in questo articolo, che senza agire, almeno parallelamente sul sistema
industriale, l’eventuale migliore/maggiore capitale umano prodotto o dovrebbe
andarsi a collocare all’estero (sprecando ulteriori risorse nazionali) o
andrebbe ad incrementare le già ampie schiere di giovani che ‘cercano lavoro’.
Infatti
sarebbe come produrre significative quantità di ‘ottimo’ gelato senza aver
provveduto a migliorare sia la catena del freddo che i contenitori con cui i
gelati dovrebbero essere conservati presso i centri di consumo al dettaglio.
Di conseguenza, senza agire sul
sistema delle MPI, che rappresentano oltre il 94% delle imprese italiane, se
non pericoloso e costoso, può risultare almeno inutile incrementare il capitale
intellettuale.
Un altro elemento
che va considerato a questo proposito è che l’evoluzione del sistema
industriale è, inevitabilmente più lungo ed oneroso, rispetto allo sviluppo del
capitale umano. Infatti perché il sistema impresa si evolva ha bisogno di un
primo miglioramento culturale -molto lungo ed impegnativo - e, successivamente,
di una evoluzione, per così dire ‘operativa’, guidata da scelte
tecnico–organizzativo derivanti dalla crescita ed evoluzione culturale di cui
sopra.
E’ in questa
seconda fase che, finalmente, troverebbe accoglienza e collocazione il nuovo ed
accresciuto capitale intellettuale.
Da ciò discende che, almeno dal punto
di vista cronologico l’avvio dell’azione di evoluzione/crescita culturale
dovrebbe partire dal sistema aziendale.
La vostra idea
qual è, che ne dite?
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