lunedì 3 giugno 2013

Aumentare e Migliorare la Formazione



NON sono d’accordo!
 


      Nella rubrica ‘La stanza dei bottoni’ del n° 4 di HBR del 2012, Tommaso Corcos, Amministratore Delegato di Fideuram fa un’analisi della situazione Italiana giungendo alla conclusione che l’Italia sta investendo poco nella “sua risorsa più preziosa, il capitale umano”… e quindiè necessario aumentare il numero di anni scolastici attraverso maggiori investimenti nell’istruzione, soprattutto quella avanzata.


          Ma come Corcos arriva a questa conclusione?

Partendo dalla considerazione che l’Italia, negli ultimi 10 anni, ha ricevuto un flusso netto di investimenti esteri pari all’1% del PIL, contro il 4% della Gran Bretagna, il 3,2% della Spagna, il 2,7 della Francia, sottolinea il deficit di competitività strutturale del nostro paese individuandone le cause principali non solo nel ’nanismo’ aziendale e nel costo del lavoro, ma anche nel livello elevato di illegalità, nell’inefficienza del Governo e nello scarso controllo della corruzione.


          Di conseguenza per rinvigorire il flusso di investimenti esteri si deve agire sul miglioramento del Governo, spostare il modello di specializzazione italiano su settori a più alto valore aggiunto, ed in fine, aumentare la produttività del lavoro.

          Tutti problemi di lungo periodo, cosa questa che in Italia NON siamo abituati a fare, come è evidenziato chiaramente dalla carenza di investimento sulla risorsa più preziosa per una Nazione: il capitale umano.


          Ora l’analisi, largamente condivisibile, sembra trovare la sua soluzione nell’innalzamento del livello della formazione  in Italia.

Pur essendo totalmente d’accordo sullo scarso livello qualitativo del sistema formativo italiano e quindi l’opportunità di un suo innalzamento, tuttavia ritengo, come già esplicitato chiaramente in questo articolo, che senza agire, almeno parallelamente sul sistema industriale, l’eventuale migliore/maggiore capitale umano prodotto o dovrebbe andarsi a collocare all’estero (sprecando ulteriori risorse nazionali) o andrebbe ad incrementare le già ampie schiere di giovani che ‘cercano lavoro’.


          Infatti sarebbe come produrre significative quantità di ‘ottimo’ gelato senza aver provveduto a migliorare sia la catena del freddo che i contenitori con cui i gelati dovrebbero essere conservati presso i centri di consumo al dettaglio.


          Di conseguenza, senza agire sul sistema delle MPI, che rappresentano oltre il 94% delle imprese italiane, se non pericoloso e costoso, può risultare almeno inutile incrementare il capitale intellettuale.


Un altro elemento che va considerato a questo proposito è che l’evoluzione del sistema industriale è, inevitabilmente più lungo ed oneroso, rispetto allo sviluppo del capitale umano. Infatti perché il sistema impresa si evolva ha bisogno di un primo miglioramento culturale -molto lungo ed impegnativo - e, successivamente, di una evoluzione, per così dire ‘operativa’, guidata da scelte tecnico–organizzativo derivanti dalla crescita ed evoluzione culturale di cui sopra.

E’ in questa seconda fase che, finalmente, troverebbe accoglienza e collocazione il nuovo ed accresciuto capitale intellettuale.


          Da ciò discende che, almeno dal punto di vista cronologico l’avvio dell’azione di evoluzione/crescita culturale dovrebbe partire dal sistema aziendale.



La vostra idea qual è, che ne dite?  

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