Riprendiamo un articolo di Paolo Magrassi, apparso su HBR n°
4/2012, dove l’autore ci accompagna in un percorso logico dove, tra l’altro
cerca di mostrare la connessione tra la
conoscenza ed il vantaggio economico che le aziende debbono imparare a
trarre da questa.
L’autore precisa che la conoscenza che spinge l’economia non
è quella con la ‘C’
maiuscola, ma quella con la ‘c’ minuscola. Ed a questo proposito inverte il nesso
Cultura ->
Ricchezza, affermando che è solo dopo lo sviluppo del benessere che si sviluppa
la Cultura, come accadde durante il Rinascimento, e non viceversa, come si
sarebbe portati a credere.
Per lo sviluppo della Ricchezza, invece, è
necessario riuscire ad imbrigliare la conoscenza operativa, quotidiana, storica
che l’organizzazione aziendale ha accumulato nel tempo. Renderla organica e
metterla a ‘reddito’.
Lo schema sintetico che ci mostra come trasformare le
conoscenze operative in Ricchezza può essere così rappresentato:
Da qui discende che il Fattore
Critico, NON è il Capitale Umano,
bensì quello Organizzativo e di Relazione, materializzato in:
- proprietà intellettuale;
- sistemi informativi;
- accordi di partenariato;
- modelli organizzativi;
- collaborazione.
Praticamente
parliamo di ‘Intelligenza collettiva’,
nel senso che è necessario riuscire a rendere utili, produttive tutte quelle
competenze individuali detentrici di enormi quantità di ‘conoscenza
tacita’, prodotta dall’esperienza e non
dalla formazione. Singole eccellenze,
per diventare produttive, debbono essere assemblate in squadre, organizzazioni
e mercati. Solo riuscendo in questa operazione è possibile raggiungere il
vero Vantaggio Competitivo.
Oggi è sempre
più possibile riuscire a raggiungere questo obiettivo attraverso l’evoluzione
del software.
Ma anche qui, è molto facile confondere il mezzo (sw) con il fine (capacità di utilizzo del sw). L’approccio al software, è
ancora molto spesso di tipo ‘magico’. Spesso
lo si acquista sulla base degli ‘spot’, senza comprendere a cosa ci serve, per
fare cosa lo acquistiamo e, di conseguenza, risulta difficile comprendere che i
costi per farlo funzionare bene sono
notevolmente superiori al costo dello strumento stesso.
Dobbiamo riuscire a comprendere che oggi neanche Steve Jobs
avrebbe saputo costruire l’iPhone
nel suo garage; così come nessun esperto di finanza senza le competenze nel
campo della matematica, delle vendite, organizzazione e relazione, potrebbe
costruire i sofisticati prodotti finanziari. Da ciò si comprende come sia nell’area
produttiva che di servizi avanzati è importante riuscire in quell’operazione di
assemblaggio delle competenze disponibili, ma non organicizzate.
L’autore
conclude dicendo che gli attuali sistemi di valutazione di mercato ed economici
non dispongono di strumenti per stimare il Patrimonio
culturale delle aziende(sw, processi, brevetti, reputazione, brand,
collaborazione interaziendale, accordi di partnership, distribuzione…). Tale
patrimonio, pur prodotto dalle persone, nel tempo acquisisce un valore
autonomo ed indipendente dalle persone, di qui l’importanza di saper
individuare e gestire l’intelligenza
produttiva collettiva.
Chi ha partecipato agli incontri di TeknoCafè credo abbia
potuto almeno intuire la relazione presente tra l’attività svolta e una serie
di indicazioni presenti in questo articolo (che potete acquistare e leggere
integralmente -> qui ).
Tuttavia
così come c’è difficoltà nel distinguere il mezzo dal fine, riferendosi ad un
software, alla stessa maniera si ha difficoltà a comprendere l’essenza dell’importanza del Patrimonio
Culturale e, conseguentemente, della necessità di dare valore ad azioni, attività e comportamenti finalizzati ad
elevarlo.
Uno
dei primi passi è proprio quello di cominciare ad acquisire i singoli mattoni,
di questo Patrimonio, che, successivamente assemblati sapientemente, ci
potrebbero dare un significativo Vantaggio Competitivo.